Domenica prossima 3 aprile, in occasione del derby Toscano tra la Fiorentina e l’ Empoli, dopo più di due anni tornerò allo Stadio. Sono tanti i ricordi che ho delle partite che ho visto al Franchi. Uno dei primi risale al gennaio del 1967. Avevo poco più di undici anni ed il mio babbo mi portò a vedere la Fiorentina contro l’Inter. In quel periodo stavamo piano piano uscendo dalla tragedia dell’alluvione di Firenze, quella del novembre 1966. La gente era ancora shoccata. Le piogge torrenziali, oltre agli incalcolabili danni che causarono alla città, si erano anche trascinate via la mia nuova bicicletta. Una “Atala” che i miei genitori mi avevano appena regalato.
Ma torniamo al calcio. A quei tempi, andare alla partita della Fiorentina, non era solo partire da casa ed andare direttamente allo stadio. C’era tutto un rituale che, fra le altre cose, comprendeva una succulenta sosta per pranzo presso il mitico Girarrosto di Pontassieve. Se ci ripenso sento ancora il profumo dell’olio e del pane unto e abbrustolito che gira lentamente sopra la brace. Si mangiava velocemente e poi di corsa allo Stadio. Oddio, visto che viaggiavano con una 600 FIAT, proprio di corsa no.
Quel giorno, il 15 gennaio 1967, la Fiorentina perse per 2 a 1.
Delusioni sì, ma anche gioie immense. Come quando rifilammo 7 goals alla Roma. Era il 30 gennaio 2019. Non potrò mai dimenticare il duetto canoro con Antognoni e con tutto lo stadio che, alla fine della partita, intonarono insieme a me il ritornello di “Firenze Santa Maria Novella”. Lo stadio è questo. Non è solo una partita di calcio. Lo stadio è storia, racconti, incontri, passioni ed emozioni. In parole povere, lo stadio è vita. Ed io, quando posso, ci vado volentieri.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 1 Aprile 2022, 12:14
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